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A Milano nuova macchina per tumori inoperabili

11/07/2017

Tumori inoperabili A Milano il macchinario che segna la svolta

Tumori finora inoperabili del fegato, del pancreas e del polmone saranno “cancellati” da un supertecnologico e rivoluzionario acceleratore lineare che permette di erogare dosi molto elevate e mirate in pochi secondi. Si chiama ‘TrueBeam’ ed è a Rozzano

Milano, 12 ottobre 2010 – Tumori finora inoperabili del fegato, del pancreas e del polmone saranno “cancellati” da un supertecnologico e rivoluzionario acceleratore lineare che permette di erogare dosi molto elevate e mirate in pochi secondi, distruggendo completamente le cellule cancerogene. La nuova macchina è stata installata all’Humanitas di Rozzano (Milano), il primo centro in Italia a dotarsi di quest’attrezzatura costruita nella zona tecnologicamente più avanzata al mondo, la Silicon Valley in California (USA).
Gli esperti lo considerano uno strumento che rivoluzionerà la Radioterapia, consentendo trattamenti che finora non è stato possibile effettuare e curando un numero sempre maggiore di tumori in modo estremamente preciso. Con “TrueBeam”, attivo da pochi giorni, si fa un passo in più verso il futuro e si crea un punto di riferimento nazionale per migliaia di pazienti.
Imaging ad altissima risoluzione e in tempo reale nel corso della seduta radioterapica; elevatissima precisione di irradiazione, che tiene conto del movimento interno degli organi dovuto al respiro; possibilità di variare l’intensità facendo un trattamento a dosi localmente più elevate in minor tempo: circa due minuti per l’irradiazione del tumore, 10 in totale per la seduta, compresa la preparazione del paziente. “Sono le principali caratteristiche di TrueBeam – spiega Marta Scorsetti, responsabile di Radioterapia e Radiochirurgia in Humanitas – che ci consentirà di estendere i benefici della Radioterapia anche a pazienti che prima non potevano essere curati con questa metodica. Inoltre potremo implementare tecniche di ‘dose-escalation’ cioè di intensificazione della dose, oppure optare per l’‘ipofrazionamento’, riducendo il numero totale delle sedute e migliorando l’efficacia del trattamento”.
L’alta precisione di questa tecnologia – continua – ci permette di ridurre ulteriormente la dose ai tessuti sani circostanti il tumore, così da rendere il trattamento ben tollerabile minimizzando gli effetti collaterali. TrueBeam può essere impiegato per il trattamento di tutte le patologie oncologiche anche in concomitanza con la chemioterapia, come ad esempio nei tumori di testa e collo e in quelli primitivi cerebrali. Inoltre è particolarmente utile per trattamenti estremamente sofisticati su metastasi addominali, lesioni inoperabili del fegato e del pancreas, carcinomi localmente avanzati, non operabili, del polmone e mesotelioma pleurico. Inoltre è possibile effettuare anche trattamenti su pazienti con recidive di malattia in aree già trattate, grazie alla possibilità di ridurre la dose di radiazione ai tessuti sani. Ad esempio in pazienti con metastasi ossee che condizionano una compressione midollare, è possibile irradiare il tumore senza danneggiare il midollo spinale, con un notevole miglioramento della sintomatologia”.
TrueBeam permette anche la radioablazione, ossia di distruggere completamente la lesione tumorale, inducendo la morte delle cellule cancerose attraverso la somministrazione di dosi molto elevate in una o più. “Dal punto di vista clinico, infatti – prosegue la dottoressa Scorsetti – si accresce l’efficacia biologica grazie all’utilizzo di alte dosi in tempi brevi, soprattutto per i tumori che presentano una proliferazione cellulare molto rapida. Ma non solo. TrueBeam può essere utilizzato in modalità ‘ricerca’ con l’impiego di parametri diversi dall’utilizzo terapeutico. Questo ci permetterà di attivare studi radiobiologici, in collaborazione con i laboratori del professor Alberto Mantovani, mirati ad approfondire in che modo la Radioterapia influisce sul sistema immunitario e modifica la biologia del tumore. La speranza è poter aprire nuovi orizzonti nel campo dei modelli predittivi con l’obiettivo di attivare terapie sempre più personalizzate”.